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   Il Punto

lunedì 8 aprile 2013

L'industria farmaceutica


Ha fatto il giro del mondo la notizia che il colosso farmaceutico Novartis ha perso la battaglia legale contro l'industria farmaceutica indiana.

La Corte Suprema indiana ha respinto il ricorso presentato dalla  farmaceutica Novartis relativo al brevetto di un medicinale anti cancro attualmente “copiato” dalle aziende farmaceutiche indiane e venduto a un prezzo di gran lunga inferiore a quello dell’originale.

Secondo i giudici, il farmaco Glivec non è una «invenzione», ma una riformulazione di un preparato contenente la stessa molecola. Si tratterebbe insomma di quello che gli addetti ai lavori chiamano “evergreening”, una pratica usata dalle grandi industrie per rinverdire un vecchio prodotto e rimetterlo sul mercato con un nuovo brevetto. L’atteso verdetto del massimo organo giudiziario permetterà ai gruppi farmaceutici indiani come Cipla e Rambaxy di continuare a produrre la versione generica del medicinale usato per trattare una rara forma di leucemia.

E'  una di quelle notizie che ti apre il cuore che ti fa credere in un mondo dove la giustizia trionfa a favore degli ultimi,  dei più poveri di chi non si può permettere le cure più moderne ed efficaci, di chi è destinato a morire nell'indifferenza dei paesi più ricchi e industrializzati.

Ma qual è l'anomalia in tutta questa vicenda? L'anomalia è che la ricerca in campo medico viene sostanzialmente gestita dalle grandi industrie farmaceutiche private, che decidono su cosa fare ricerca, su quali malattie investire ingenti capitali e da questi investimenti si aspettano notevoli profitti, si parla quindi di convenienza e di guadagno.

Due concetti che non vanno molto d'accordo con quello di diritto alla salute.

Ben vengano sentenze come quelle della Corte Suprema indiana ma se vogliamo veramente che tutti ma proprio tutti abbiano la possibilità di accedere alla cura più efficace dobbiamo fare in modo che la malattia non diventi un business per poche aziende private ma che sia una questione di pubblico interesse, e questo può avvenire solo incrementando gli investimenti pubblici nella ricerca sanitaria.

Si potrebbe già fare molto modificando la legge che regola la sperimentazione sui farmaci. Come già avviene in Australia, gli istituti di ricerca ( IRCCS) e le università possono condurre sperimentazione cliniche indipendenti dall'industria i cui dati però possono portare alla registrazione di un nuovo farmaco. In pratica significa che  studi spontanei condotti secondo le regole di buona pratica clinica vengano riconosciuti dalle agenzie del farmaco come validi ai fini della loro introduzione nella pratica clinica. Ecco che la frase " il farmaco è in sperimentazione ma non ancora disponibile sul mercato" verrebbe recitata molte meno volte  alla fine di tanti articoli che si leggono sui giornali. Serve una norma che vada ad integrare il DPR del 17.12.2004 sulle sperimentazioni spontanee degli istituti di ricerca (come il nostro IRST di Meldola)  facilitandone la realizzazione con finanziamenti da parte del SSN che sarebbe così in grado di offrire ai cittadini  le migliori cure senza dover attendere che l'industria decida se conviene o non conviene investire. Esistono malattie rare  ed alcuni tumori per i quali mai nessuna industria penserà di investire milioni di euro per lo sviluppo di una nuova cura. Chi penserà a queste " poche migliaia " di cittadini che sono ammalati di una malattia che non rende?  E' ora che l'università e gli istituti scientifici siano messi in condizione di poter lavorare. Non mancano i medici preparati e pieni di entusiasmo che desiderano impegnarsi nella ricerca clinica. Manca un paese che li metta in condizione di lavorare, che faciliti l'utilizzo dei fondi europei dedicati alla ricerca, che dia loro una opportunità e ne riconosca il merito quando c'è.

Se non si cambia rotta ed alla svelta i giovani lasceranno questo paese sempre più, e l’ Italia comprerà dall'estero, perchè no, dall'India o dalla Cina i nuovi farmaci che qui non abbiamo potuto realizzare.


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Link e Numeri Utili
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Ospedale Bufalini di Cesena
IRST di Meldola
Istituto Europeo di Oncologia di Milano